Un tragico episodio a Pescara riaccende il dibattito sull’uso delle armi a impulsi elettrici da parte delle forze di polizia. Nelle prime ore del mattino, durante una lite in strada, la polizia è intervenuta e ha trovato Riccardo Zappone, originario di San Giovanni Teatino, che opponeva resistenza. Gli agenti, giudicando la situazione grave, hanno fatto ricorso al taser per immobilizzarlo. Successivamente, portato in Questura con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, Zappone ha accusato un malore ed è deceduto poco dopo essere stato trasportato in ospedale.

Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha espresso il proprio dolore per la tragedia e ha annunciato che sono in corso verifiche per determinare se l’uso del taser sia stato un fattore nel decesso. Nonostante vengano considerati un’alternativa meno letale rispetto alle armi da fuoco, i taser sollevano ancora interrogativi sulla loro sicurezza.

La Procura ha avviato un’indagine per chiarire se esistano collegamenti tra la scarica elettrica e la morte di Zappone. Inoltre, si stanno valutando eventuali condizioni mediche pregresse del giovane, come problemi cardiaci o l’assunzione di sostanze stupefacenti, ancora in fase di esplorazione.

Amnesty International, in un recente documento, denuncia un impiego crescente e spesso inappropriato di questi dispositivi a livello mondiale, rischiando di provocare danni gravi o addirittura mortali, in particolare su persone con problemi di cuore o sotto l’effetto di sostanze. Essa sottolinea che simili condizioni di salute sono spesso ignote al momento dell’uso del taser, emergendo solo dopo.

L’organizzazione manifesta preoccupazione per un utilizzo sistemico di queste armi in ambienti come carceri, stazioni di polizia e istituti psichiatrici. Le testimonianze incluse nel rapporto descrivono sintomi e traumi notevoli, da lesioni dolorose a disturbi psicologici persistenti.

Il taser, realizzato da Axon Enterprise, è considerato in molti paesi un mezzo di intervento meno letale. In Italia, la sua diffusione si sta gradualmente ampliando, includendo in alcuni casi anche le polizie municipali, un’estensione che Amnesty osserva con inquietudine.

Amnesty, insieme a oltre 80 organizzazioni della società civile, ha avviato una campagna per un Trattato sul commercio libero dalla tortura, affinché armi come quelle a scarica elettrica non siano utilizzate per maltrattamento e trattamenti degradanti.

La vicenda di Riccardo Zappone sollecita una riflessione su cosa si intenda per “sicurezza” e su come questa possa essere garantita rispettando i diritti umani. L’autopsia e le indagini legali chiariranno se questa tragedia fosse evitabile, e quali misure possano essere attuate in futuro per prevenire simili incidenti.

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