Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, torna alla ribalta con una nuova indagine che mette in luce tracce precedentemente trascurate e teorie rimaste in sospeso. Tra i reperti sotto esame c’è l’orma di una scarpa da donna, di lunghezza compresa tra 24 e 26 centimetri, situata al piano terra della casa dei Poggi, presso la scala che conduce alla cantina dove fu trovato il corpo della giovane. Questo elemento, passato inosservato durante le prime indagini, potrebbe ora rappresentare un tassello chiave.

L’avvocato Antonio De Rensis, rappresentante legale di Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio di Chiara e oggi in semilibertà, ha richiesto una nuova analisi delle impronte. Sostiene l’importanza di riesaminare tutte le orme, comprese quelle attribuibili a calzature femminili di taglia 36 o 37, suggerendo che le attuali tecnologie potrebbero portare a conclusioni diverse rispetto al passato.

Il sospetto che l’autore del delitto possa non essere un uomo non è mai stato completamente escluso. La difesa ritiene che l’impronta potrebbe appartenere all’assassino o a un complice. Gli esperti avevano ipotizzato che l’arma fosse un martello da muratore, strumento gestibile anche da una donna, e il corpo di Chiara fu trovato in una posizione compatibile con una spinta.

Nel frattempo, il movente del crimine resta avvolto nel mistero. L’avvocato Massimo Lovati, che rappresenta Andrea Sempio, indagato per concorso in omicidio con ignoti, avanza l’ipotesi di un omicidio su commissione, sostenendo che nessun motivo convincente emergerebbe per Stasi, Sempio o altri sospettati. Sebbene manchino prove concrete, si considera la possibilità che Chiara possa essere stata eliminata perché conosceva informazioni pericolose.

A pochi passi dall’abitazione dei Poggi si trova il santuario della Madonna della Bozzola, all’epoca un centro vitale della vita religiosa locale, teatro non solo di normali attività ma anche di riti di esorcismo. Lovati ricorda due arresti avvenuti nel 2012 per estorsione ai danni di sacerdoti, basati su presunti episodi di pedofilia. Un sacerdote ammise solo un episodio a sfondo sessuale e fu successivamente allontanato. Fu lui a rivolgere un appello al colpevole dopo la tragedia di Chiara, esortandolo a costituirsi.

Un testimone ha sostenuto che Chiara avesse scoperto un giro di abusi legato al santuario, una rivelazione che potrebbe aver portato alla sua morte. Sebbene i magistrati considerino tale pista poco credibile, su una chiavetta Usb sequestrata a Chiara emerse un file con racconti di abusi subiti da ragazzi, collegato a membri del clero.

Lovati suggerisce che Chiara, attiva nella comunità religiosa, potrebbe aver scoperto qualcosa di inaccettabile. Nonostante non vi siano prove o indizi tangibili, la possibilità di un legame con la sua morte non può essere del tutto scartata.

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