L’improvvisa manifestazione di un deficit neurologico ha colto di sorpresa Papa Francesco nella sua residenza a Casa Santa Marta. Il responsabile della direzione di Sanità e Igiene del Vaticano, Andrea Arcangeli, ha firmato l’atto di constatazione della morte, attribuendola a un “ictus cerebri, coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile”. Si è ricordato il quadro clinico del pontefice, il quale soffriva di un episodio pregresso di insufficienza respiratoria acuta dovuta a polmonite bilaterale multimicrobica, bronchiectasie multiple, ipertensione arteriosa e diabete di tipo II.

Recentemente il Santo Padre si era svegliato alle 6 del mattino, ma già alle 7 appariva visibilmente indisposto. Subito si è ipotizzato un ictus cerebrale. Francesca Romana Pezzella, neurologa del San Camillo di Roma e segretario dell’Associazione italiana ictus, ha spiegato che un ictus rappresenta un danno cerebrale persistente di origine vascolare. L’insorgenza può verificarsi a causa di un’occlusione (ictus ischemico) o di una rottura (emorragico) di un’arteria cerebrale.

Nel caso del Papa, l’ipotesi più probabile è stata quella di un ictus emorragico (o emorragia cerebrale), che nelle prime ore dalla manifestazione comporta un alto rischio di mortalità. Il tessuto cerebrale viene compromesso, richiedendo un intervento tempestivo per aumentare le possibilità di recupero.

Esistono sintomi premonitori dell’ictus, quali difficoltà nel linguaggio e nel movimento, nonché debolezza negli arti. Una parte del corpo potrebbe risultare paralizzata o vi potrebbe essere una paresi facciale, rendendo impossibile distinguere senza una TAC cerebrale tra ictus ischemico ed emorragico.

Un fattore determinante è l’età: l’incidenza dell’ictus raddoppia ad ogni decade di età dopo i 55 anni, risultando più comune nei maschi fino ai 60-70 anni, mentre successivamente aumenta nelle donne. Anche la storia personale e familiare gioca un ruolo: la presenza di precedenti in famiglia incrementa del 30% il rischio.

Secondo Pezzella, le problematiche respiratorie e la polmonite che avevano causato il precedente ricovero del Papa non sono connesse all’ictus. Le uscite pubbliche recenti hanno mostrato un Papa sofferente e affaticato. È stato ipotizzato che un picco di ipertensione, patologia documentata nella constatazione di morte, possa aver scatenato l’ictus. L’ipertensione è la principale causa di ictus, seguita da fattori come età, diabete, fibrillazione atriale e immobilità.

L’ictus è una patologia “tempo dipendente”, pertanto in presenza di sintomi è fondamentale non tentare cure autonome ma contattare immediatamente il 112. L’efficacia delle terapie disponibili è strettamente legata alla rapidità d’intervento. Anche pochi secondi contano, motivo per cui è sconsigliato farsi portare in ospedale da amici o parenti: il trattamento inizia già durante il trasporto su mezzi di soccorso attrezzati. Le probabilità di guarigione diminuiscono con il ritardo nell’arrivo al centro specializzato più vicino.

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