Le strutture costruite per ospitare il vertice del G8 alla Maddalena, mai utilizzate, giacciono abbandonate in uno stato di degrado profondo, rappresentando un cospicuo spreco di risorse pubbliche. Questi edifici, progettati nel 2009 per accogliere uno dei più importanti incontri globali, sono ora solo ombre di ciò che avrebbero potuto essere. I venti del maestrale hanno rotto le vetrate e la ruggine ha attaccato le strutture metalliche. Le infrastrutture portuali, pensate per ospitare yacht di lusso, sono state invase dalla vegetazione spontanea, e i pannelli solari, mai messi in funzione, giacciono inutilizzati e danneggiati dal sole.
Le aspirazioni di rilancio turistico promesse dai leader politici dell’epoca, da Renato Soru che aveva inizialmente proposto il sito, a Silvio Berlusconi che aveva assicurato la prosecuzione dei lavori anche dopo il trasferimento del G8 a L’Aquila, non sono mai state realizzate. Ciò nonostante le dichiarazioni di avvenute bonifiche e interventi infrastrutturali, il sito è tuttora un simbolo di promesse non mantenute.
La bonifica della zona, annunciata come una delle più importanti mai effettuate in Italia, risulta infatti incompleta, e le acque circostanti continuano a soffrire di grave inquinamento, rendendo impossibile ogni forma di turismo nautico. La situazione ha portato a contenziosi legali con gli operatori privati, come Emma Marcegaglia e la sua Mita Resort, che aveva inizialmente vinto la gara per la gestione delle strutture.
Le incompiutezze e disfunzioni nel progetto hanno portato a un’enorme perdita economica, con costi che certamente superano quelli di altre imponenti opere come il Nuovo Ospedale Galeazzi di Milano. Gli edifici, una volta pensati per accogliere leader internazionali, restano vuoti e abbandonati, preda del degrado. Gli arredi di lusso, un tempo destinati a capi di Stato come Barack Obama, giacciono dimenticati, mentre le infrastrutture del sito si deteriorano ulteriormente senza alcuna manutenzione.
Questa situazione sottolinea l’incapacità di tradurre le promesse politiche in risultati concreti, rendendo evidente il fallimento non solo nel completamento delle strutture, ma anche nella gestione burocratica e nella pianificazione strategica necessarie per la loro realizzazione e mantenimento. Il futuro di queste strutture rimane incerto, mentre il contesto politico e ambientale richiede soluzioni che appaiono ancora lontane.