In un contesto di tre anni di conflitto, molti ucraini, tra cui numerosi abitanti di Kyiv, si sono abituati al suono persistente degli allarmi aerei durante le ore notturne. La capitale ucraina si è tradizionalmente sentita protetta grazie a robuste difese aeree fornite dai paesi occidentali, ma questa percezione di sicurezza è cambiata drasticamente. Donald Trump, una volta ritornato alla presidenza degli Stati Uniti, ha modificato l’approccio del Paese nei confronti dell’Ucraina. A marzo, gli aiuti militari sono stati ridotti, con l’intento di spingere Kyiv a negoziare con Mosca. Tuttavia, con il riesame delle scorte di munizioni americane, il sostegno è stato ulteriormente ridimensionato, mettendo in primo piano gli interessi nazionali degli Stati Uniti.
Giovedì scorso, l’inquilino della Casa Bianca ha avuto un colloquio con Vladimir Putin, ammettendo che i tentativi di convincere il leader russo a fermare la guerra non hanno portato a progressi significativi. Subito dopo, il Cremlino ha lanciato un massiccio attacco missilistico e con droni contro Kyiv, il più imponente dall’inizio del conflitto. Gli attacchi russi si sono intensificati, verificandosi almeno due volte a settimana, a discapito degli sforzi di pace di Trump, che sembrano rivelarsi inefficaci.
In questa nuova realtà, gli abitanti della capitale ucraina cercano rifugio ovunque possano trovare una sensazione di sicurezza, sia essa nei corridoi delle proprie case, nei parcheggi, nelle stazioni della metropolitana o in piccole stanze protette dai vetri. Kyiv, abitando oltre tre milioni di persone, non è ancora dotata di rifugi antiaerei adeguati per l’intera popolazione, lasciando molti cittadini a vivere nell’ombra della paura notturna. Victoria Amelina, una scrittrice ucraina, ha descritto questa situazione con un tocco poetico prima di essere uccisa da un missile a Kramatorsk nel 2023.
Durante gli attacchi, molti controllano meticolosamente le loro riserve d’acqua, cellulari, documenti e kit di pronto soccorso, sperando di apparire in ordine se i soccorritori dovessero cercarli tra le macerie. La paura costante ha indotto alcuni a informarsi su tecniche di sopravvivenza, come non sprecare l’aria nel tentativo di richiamare attenzione gridando. Questo clima di terrore persistente alimenta l’ansia, mettendo costantemente alla prova la resistenza psicologica delle persone.
In molti rimediano allo stress tentando di mantenere una parvenza di normalità: fare acquisti online, prenotare soggiorni in hotel o semplicemente condividere momenti con amici e cari. Comunque sia, al mattino, la vita a Kyiv deve continuare. Le persone vanno al lavoro e affrontano la giornata, mentre il supporto dell’Occidente sembra vacillare. L’Europa, infatti, sembra in difficoltà a fornire ulteriore aiuto, mentre l’Ucraina non è ancora in grado di produrre difese equivalenti efficaci contro i frequenti attacchi missilistici e con droni da parte della Russia.
La delusione nei confronti degli Stati Uniti si fa sentire in ogni discussione. Molti ucraini avvertono che la loro richiesta di aiuto cade nel vuoto, mentre la comunità internazionale condanna a parole e non con azioni decise, lasciando che la sofferenza dell’Ucraina diventi “il problema di qualcun altro”. La speranza resiste, anche se affievolita ad ogni nuovo attacco, con una richiesta di misure concrete contro la Russia che tarda a manifestarsi.