In vista del vertice NATO che si terrà prossimamente all’Aia, il settore della sicurezza informatica intravede l’opportunità di beneficiare di un incremento dei finanziamenti per la difesa. Gli alleati della NATO sono infatti pronti ad adottare un nuovo obiettivo di spesa che equivale al 5% del PIL nazionale. Diversamente dall’attuale target del 2%, questo nuovo parametro si suddividerà tra un 3.5% destinato alla difesa convenzionale e un 1.5% dedicato alla sicurezza generale. Questo potenziamento finanziario potrebbe rappresentare un significativo impulso per le imprese specializzate in sicurezza informatica, considerando che numerosi paesi occidentali si stanno affrettando a rafforzare le loro difese contro minacce informatiche, spionaggi digitali, disinformazione, sabotaggi e attacchi alle infrastrutture critiche come i cavi internet sottomarini.
Casper Klynge, un tempo ambasciatore tecnologico della Danimarca e attualmente vicepresidente della società di sicurezza cloud Zscaler, ha commentato che la minaccia più immediata in Europa proviene proprio dagli attacchi informatici. Egli ha sottolineato che sarebbe “un’occasione mancata” se i nuovi fondi non venissero utilizzati per contrastare tali pericoli. Tuttavia, resta incerta la modalità con cui i governi decideranno di allocare quel 1.5% destinato alla sicurezza. Matthew Whitaker, ambasciatore degli Stati Uniti presso la NATO, ha precisato che i fondi non dovrebbero essere considerati come una sorta di “borsa contenente di tutto”, ma devono essere impiegati in maniera strettamente connessa alla difesa.
L’Alleanza Atlantica sta analizzando investimenti che rispecchino gli obiettivi di capacità precedentemente concordati dai suoi membri, ritenuti essenziali per la deterrenza e la difesa dell’intera area dell’Alleanza. Le risorse economiche saranno destinate a coprire un ampio ventaglio di esigenze, dalle infrastrutture alla mobilità fino alla sicurezza informatica. Varie entità, dai porti alle compagni ferroviarie e operatori di telecomunicazioni, potrebbero trarre vantaggio da questa espansione del budget.
Una questione aperta riguarda la destinazione di tali fondi, in quanto alcune potenzialità rischiano di finire nelle mani di grandi colossi americani del settore, come Microsoft e Google. Questo avviene mentre in Europa si cerca di ridurre la dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti, specialmente in ambiti come il cloud, l’intelligenza artificiale e i servizi digitali pubblici. Paolo Palumbo di WithSecure auspica che questi fondi promuovano le aziende europee piuttosto che quelle americane.
Anche se il nuovo obiettivo di spesa per la sicurezza sembra ambizioso, alcuni esperti esprimono scetticismo sulla possibilità che esso conduca ad un reale aumento delle spese. Simon Van Hoeymissen, del Royal Higher Institute for Defense, ritiene che potrebbe trattarsi solo di un espediente contabile. Fabrice Pothier, di Rasmussen Global, ha osservato come il “1.5 percento sia solo una presenza per Trump”. All’inizio di questo mese, il Segretario Generale della NATO, Mark Rutte, ha annunciato che i membri dovranno presentare piani concreti per dimostrare i propri progressi verso questo nuovo obiettivo.
Indipendentemente dalle eventuali controversie, includere una spesa più ampia di sicurezza riflette la volontà degli alleati della NATO di estendere la loro attenzione oltre ai tradizionali mezzi di difesa come carri armati e munizioni. Sven Clement, parlamentare lussemburghese, ha sottolineato che tale spesa, se contabilizzata correttamente, potrebbe finalmente rappresentare un incremento sostanziale delle risorse destinate alla difesa, anziché essere vista soltanto come un onere finanziario.