Il dialogo telefonico tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato recentemente riportato dal quotidiano Haaretz. Tale conversazione avviene in un contesto di crescente tensione nella regione mediorientale.
Nel frattempo, fonti iraniane hanno riferito dell’arresto di un gruppo, descritto come un “team terrorista”, ritenuto affiliato ai servizi di intelligence israeliani nella capitale iraniana, Teheran. Secondo l’agenzia Tasnim, sono stati rinvenuti esplosivi, mini-droni e altre attrezzature di comunicazione avanzata nel veicolo del gruppo.
Dall’altra parte, il New York Times ha ipotizzato che l’Iran potrebbe considerare l’installazione di mine nello Stretto di Hormuz, qualora gli Stati Uniti entrassero nel conflitto a fianco di Israele, con l’obiettivo di ostacolare la navigazione americana nel Golfo Persico.
Fonti della NBC riportano che il presidente Trump sta considerando diverse strategie nei confronti dell’Iran, compresa un’azione militare. Nel contesto delle tensioni crescenti, il dipartimento della difesa statunitense sta esaminando le opzioni possibili da adottare.
Il New York Times ha inoltre rivelato che l’Iran sta preparando attacchi contro le basi militari americane in Medio Oriente, qualora ci fosse un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nel conflitto tra Israele e Iran.
Kaja Kallas, rappresentante dell’Unione Europea, ha espresso preoccupazione per la pericolosità dell’escalation di violenza tra Iran e Israele, evidenziando il rischio di vittime civili e di destabilizzazione dei mercati energetici globali. Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha avvertito dei rischi di un intervento militare per cambiare il regime iraniano, suggerendo invece la ripresa delle discussioni diplomatiche.
Dalla Russia, il ministero degli Esteri ha condannato gli attacchi israeliani alle strutture iraniane, definendoli illegali e pericolosi per la sicurezza globale, mentre le Forze di Difesa Israeliane hanno dichiarato di aver lanciato una serie di attacchi contro strutture missilistiche in Iran.
Nel frattempo, Reza Cyrus Ali Pahlavi, il principe ereditario iraniano in esilio, ha incoraggiato una sollevazione popolare per rovesciare il regime islamico, confidando nel cambiamento imminente e nella sua possibilità di ritorno in patria.
Negli Stati Uniti, una proposta bipartisan al Congresso sottolinea la necessità di autorizzazioni prima di intraprendere azioni belliche contro l’Iran, ribadendo che il conflitto in corso non appartiene direttamente agli Stati Uniti.
La situazione a Teheran è descritta come estremamente tesa, con forti esplosioni registrate, e notizie (non confermate) riferiscono che l’ayatollah Ali Khamenei abbia temporaneamente trasferito parte delle sue responsabilità ai pasdaran a causa delle difficoltà di gestione della crisi.
L’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti ha sottolineato la richiesta verso l’America di mantenere una posizione difensiva nel conflitto, esprimendo gratitudine per le misure protettive già adottate dagli USA.
Infine, la CNN riporta il trasferimento di oltre 30 aerei cisterna statunitensi nell’area, pronte per eventuali rifornimenti in volo ai caccia israeliani. Questo dispiegamento, pur rappresentando un coinvolgimento minimo per ora, è una precauzione per ulteriori sviluppi della situazione.