Un recente rapporto dell’International Institute for Strategic Studies ha esplorato l’impatto di un ipotetico ritiro militare degli Stati Uniti dal continente europeo. Tale scenario metterebbe a rischio la sicurezza dei membri europei della NATO, esposti a una possibile minaccia proveniente dalla Russia. Il rapporto evidenzia che, per colmare l’enorme vuoto lasciato dagli Stati Uniti, l’Europa avrebbe bisogno di un periodo di transizione di circa 25 anni e un investimento colossale di un trilione di dollari.

Questo importo considerevole include sia costi una tantum per l’acquisto di equipaggiamenti, che oscillerebbero tra i 226 e i 344 miliardi di dollari a seconda della qualità, sia spese continuative per la manutenzione e il personale militare. Tra le voci più onerose figurano l’acquisto di 400 aerei da combattimento, 20 cacciatorpediniere e 24 sistemi missilistici terra-aria.

Lo studio mette in risalto che, in caso di un conflitto su larga scala con la Russia, il rimpiazzo del personale statunitense, stimato in circa 128.000 truppe, avrebbe un costo superiore ai 12 miliardi di dollari. Tuttavia, ci sono anche costi meno tangibili, difficili da stimare, relativi a funzioni cruciali come il comando e controllo, la sorveglianza e l’intelligence. Senza la presenza statunitense, l’Europa dovrà anche occupare posizioni di responsabilità di alto livello all’interno della NATO, come quella di comandante supremo alleato, e inoltre rafforzare i propri sforzi di coordinamento diplomatico.

La sfida di riempire il vuoto lasciato dall’America richiederà un impegno politico duraturo, notevoli investimenti e molto tempo. Anche con il massimo impegno politico e le risorse economiche a disposizione, l’industria europea potrebbe non essere pronta a soddisfare efficacemente l’accresciuta domanda nel breve periodo, a causa di limitazioni nella catena di approvvigionamento, carenze di personale qualificato e restrizioni finanziarie e normative.

Sebbene il progetto “compra europeo” promosso dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, non si concretizzerà rapidamente, ci sono segnali positivi. Fra febbraio 2022 e settembre 2024, il 52% degli appalti nel settore della difesa è stato aggiudicato a fornitori europei, superando il 34% degli Stati Uniti. Secondo i ricercatori, la tendenza a favorire i fornitori europei è destinata a crescere.

L’incremento delle spese per la difesa da parte dei paesi europei è notevole. Dopo l’inizio delle ostilità in Ucraina nel 2022, vari stati membri della NATO si sono impegnati a rispettare o superare l’obiettivo di destinare almeno il 2% del PIL alla difesa. L’inaspettato ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha fatto emergere dubbi sulla solidità dell’impegno americano verso la difesa europea, rafforzando la necessità di una difesa autonoma, come suggerito dal presidente francese Emmanuel Macron.

Tuttavia, la realizzazione di una difesa veramente europea disporrebbe di un margine di manovra limitato a causa delle sfide fiscali. Alcuni paesi, come la Spagna e l’Italia, affrontano difficoltà economiche che potrebbero ostacolare l’incremento delle spese militari, complicando ulteriormente lo scenario se l’Europa restasse sola nel garantire la propria sicurezza.

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