Nell’epoca digitale contemporanea, ogni individuo lascia una traccia duratura su Internet. La memoria personale e i momenti intimi trovano spazio sulle piattaforme social, costruendo una sorta di storia accessibile con un semplice clic. Internet, ormai, è popolato da “fantasmi digitali”: account che, benché inattivi, continuano a testimoniare l’esistenza di chi li ha creati. La questione si interseca con il nostro modo di vivere e morire ai tempi della tecnologia.
Beatrice Petrella, giornalista e creatrice del podcast “Still Online”, esplora questo fenomeno, intrecciando tecnologia, diritto e creatività. Affronta interrogativi che iniziano a sollevare anche l’interesse legale: che ne sarà dei nostri dati digitali, delle password, delle immagini, e dell’identità virtuale una volta che il corpo fisico non sarà più presente? Quale sarà il futuro del nostro IO digitale? E, forse più importante, vogliamo davvero ciò che ci aspetta?
La tecnologia non solo ha trasformato il nostro vivere quotidiano, ma sta rivoluzionando anche il nostro modo di percepire la morte. È chiaro in fenomeni come GriefTok o cimiteri virtuali. I griefbot, ad esempio, rappresentano avanzamenti nella AI che consentono la simulazione di dialoghi con chi ci ha lasciato, portando il lutto su una dimensione pubblica e virtuale come non mai.
Nel suo lavoro, Beatrice Petrella ha approfondito vari aspetti del mondo digitale e delle sue conseguenze sul vivere umano. Vincitrice del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo, ha esplorato universi nascosti e complessi, raccontando storie che spaziano dalla libertà di stampa a Malta ai gruppi antiabortisti in Italia. Attraverso media come l’Espresso e Domani, e tramite collaborazioni su podcast e riviste, la Petrella analizza come il mondo digitale e quello reale si influenzino reciprocamente, proponendo riflessioni sulla politica e sull’attualità attraverso i social media.
L’espansione di Internet ridefinisce i confini tra chi siamo e il ricordo che lasciamo. La dimensione pubblica del lutto sovverte la tradizionale esperienza privata della perdita. L’interrogativo fondamentale diventa, quindi, se e come desideriamo plasmare questa nuova relazione tra memoria, lutto, e presenza digitale.