Fino al 20 maggio 2025, è disponibile in edicola il numero 21 di una rivista che ospita una stimolante conversazione con Scarlett Johansson. L’attrice, offrendo consigli su cosa gustare al famoso Ritz Diner, noto punto di ritrovo nel suo Upper East Side da oltre sei decadi, si mostra accogliente e disponibile. Appena entrata nel locale, porta con sé uno stile casual, con cuffie voluminose, un dolcevita color turchese delicato e un cappellino da baseball vissuto degli Yankees. Durante l’incontro, ci sistemiamo in un angolo privato, accanto a una finestra con persiane accostate. Con indosso abiti di Prada, esibisce un sorriso che ricorda quello di qualcuno dopo una lunga esposizione a notizie sconcertanti sul web. “Avverto una perenne sensazione di irrequietezza”, confida, mentre sorseggia un caffè diluito e una bibita fresca. “Ogni giorno, nuove notizie inquietanti sembrano incombere”.
Si discute dei timori sollevati dalle attuali dinamiche politiche. Johansson racconta un aneddoto della recente esperienza agli Oscar, evento in cui ha condiviso il palco con la veterana attrice June Squibb, nel contesto del suo debutto alla regia con “Eleanor the Great”. Curiosamente, tra le location del film compare proprio il Ritz Diner. Il ritorno di Johansson agli Oscar è stato significativo, essendo stata l’ultima volta nominata per le sue performance in film acclamati come “Storia di un matrimonio” e “Jojo Rabbit”. In quegli anni, era palpabile l’opposizione di Hollywood verso Donald Trump, una presenza ora quasi marginale nell’industria cinematografica, come si è notato durante la premiazione. Commentando su questo mutamento, il discorso si sposta su coloro che hanno partecipato alla cerimonia di insediamento del presidente a gennaio: “Sono le stesse figure che sostengono finanziariamente gli studios. Questi magnati della tecnologia sono profondamente intrecciati con il nostro mondo, dal cinema agli Oscar”.
Di fronte a queste sfide, Johansson cita “The Apprentice”, un film su Trump con Sebastian Stan, emblema di come certi progetti vengano trascurati dagli studi principali. “Forse è con opere come queste che si fa la differenza”, riflette, pur constatando che l’uscita del film è passata inosservata.
Scarlett Johansson è rinomata non solo per il suo talento, ma anche per la franchezza. Robert Downey Jr., collega Avenger, ne elogia la forza comunicativa. Nel 2021, la sua decisione di intraprendere un’azione legale contro la Walt Disney Company per l’uscita simultanea di “Black Widow” in sala e su Disney+ è stato un passo cruciale per gli attori nella lotta per un’equa remunerazione ai tempi dello streaming. Nonostante il contenzioso, ha rafforzato i legami con la Disney, lavorando a un nuovo progetto, “Tower of Terror”. Inoltre, si è schierata contro l’uso improprio della sua immagine e voce da parte delle aziende di intelligenza artificiale, sostenendo la necessità di adeguate normativi.
Johansson, sempre attenta all’evoluzione di Hollywood, tenta di riportare la magia del cinema degli anni ‘90 in un contesto ormai evoluto. Il desiderio di diventare regista si è manifestato fin da giovane, mentre lavorava al fianco di maestri come Robert Redford in “L’uomo che sussurrava ai cavalli”, un’esperienza che l’ha profondamente influenzata. Le parole di Sofia Coppola, che l’ha diretta in “Lost in Translation”, testimoniano come l’aspirazione di Johansson a dirigere sia presente da tempo. Anche se la carriera e la vita familiare con Colin Jost del “Saturday Night Live” ne hanno temporaneamente ostacolato la realizzazione, il sogno di essere dietro la macchina da presa rimane vivido e determinante per il futuro.