In Italia si discute animatamente dell’intenzione di equiparare l’unione civile al matrimonio civile. Il dibattito è scaturito dalla proposta di un referendum, il cui scopo dichiarato è estendere il diritto di matrimonio civile anche alle coppie dello stesso sesso, un’iniziativa che ha riscosso molta attenzione sui social media. Secondo le informazioni disponibili sul sito del ministero della Giustizia, il tentativo consiste nel rimuovere alcuni aspetti della legge attuale, la Legge Cirinnà del 2016, per uniformare le unioni civili ai matrimoni, eliminando le differenze, soprattutto in tema di filiazione.

La raccolta firme è iniziata all’inizio di maggio, con termine previsto il 5 agosto. Finora, la campagna ha ottenuto il 51% delle firme necessarie per poter indire il referendum, grazie a più di 255.000 sottoscrizioni. Il comitato proponente, Uguali! di Volt Italia, ha suscitato però il dibattito con diversi giuristi ed esperti legali che si interrogano sull’effettiva efficacia dell’iniziativa. In particolare, la Rete Lenford, composta da avvocati che si battono per i diritti civili, ha dichiarato che l’eventuale successo del referendum non garantirà in alcun modo l’introduzione del matrimonio egualitario in Italia.

Nel loro messaggio chiarificatore, hanno spiegato che anche raggiungendo le 500.000 firme necessarie entro il 3 agosto 2025 e nonostante un eventuale giudizio favorevole di ammissibilità da parte della Corte costituzionale, l’esito positivo in un’eventuale consultazione non trasformerà le unioni civili in matrimoni per coppie dello stesso sesso. La volontà espressa dal referendum è di conservare le unioni civili ma eliminando le loro differenze rispetto al matrimonio. Il risultato di una vittoria dei “Sì” porterebbe solo a parificare gli effetti legali delle unioni civili ai matrimoni, senza consentire alle coppie same sex di sposarsi effettivamente.

L’avvocata e attivista Cathy La Torre ha contribuito a chiarire ulteriormente la questione, mettendo in luce l’equivoco che si è generato tra le persone, attratte dal nome “Referendum per il matrimonio egualitario”. In realtà, la possibilità di ottenere un matrimonio egualitario è esclusa, dato che in Italia i referendum possono solo modificare una parte o l’intera norma esistente e non introdurre nuove leggi.

La comunità Lgbtqia+ esprime preoccupazione per l’eventuale falsa aspettativa che potrebbe nascere in coloro che, fiduciosi nel risultato del referendum, credono di poter ottenere qualcosa che non è realizzabile in base alla costituzione attuale.

Nonostante la proposta dei sostenitori del referendum, il precedente di altri referendum come quello sull’acqua pubblica, che non ha portato ai cambiamenti attesi, resta un promemoria del rischio di crearsi speranze illusorie. Anche in caso di un segnale forte dalle urne, sarebbe comunque necessaria una legge specifica emanata dal parlamento per realizzare il matrimonio egualitario, cosa che finora non è avvenuta. La questione rimane, dunque, complessa e ancora lontana da una soluzione concreta.

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