A Bruxelles, il giudizio imminente sulla trasparenza dei negoziati con le case farmaceutiche mette alla prova l’eredità di Ursula von der Leyen, alla guida della Commissione europea. Questa settimana un tribunale dell’Unione Europea si pronuncerà sulla divulgazione di messaggi testuali scambiati con Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, in merito a un accordo multi-miliardario con Bruxelles. La sentenza, attesa mercoledì presso il Tribunale Generale, potrebbe definire la reputazione della presidente e determinare se la Commissione abbia violato le normative sulla trasparenza respingendo le richieste di pubblicazione del contenuto.
Il verdetto, riferito come “Pfizergate”, potrebbe avere conseguenze significative sul modo in cui i leader dell’UE gestiscono le negoziazioni private, gettando ombre sul recente inizio del secondo mandato quinquennale di von der Leyen al timone della Commissione dal 1° dicembre. Di fronte alla sfida di mantenere la Commissione pertinente in un momento di crescente nazionalismo, von der Leyen si trova già sotto scrutinio per la sua inclinazione ad accentrare il potere e a non rispettare pienamente gli impegni ambientali presi.
Al centro della questione c’è la valutazione se i messaggi di testo debbano essere considerati come documenti ufficiali, soggetti quindi a divulgazione pubblica. Nonostante molti sostenitori della trasparenza e osservatori esterni considerino questi messaggi alla stregua di altre comunicazioni ufficiali, la Commissione europea ha una posizione differente. La complessità del caso è amplificata dal fatto che von der Leyen, responsabile per l’approvazione del maggiore contratto sui vaccini dell’UE, occupa anche un ruolo chiave nell’istituzione che deve far rispettare le regole dell’UE, tra cui quelle sulla trasparenza e sull’obbligo di rendere conto. Un’eventuale sentenza contraria alla Commissione potrebbe fornire argomenti a molteplici critici e rappresenterebbe un imbarazzo notevole, soprattutto a pochi mesi dalla promessa pubblica di von der Leyen di sostenere i più alti standard di trasparenza e responsabilità nel suo secondo mandato.
Shari Hinds, responsabile politico presso Transparency International, ha dichiarato che la decisione del tribunale potrebbe diventare un punto di svolta per la trasparenza nell’Unione Europea. Hinds ha sottolineato l’importanza di evitare la segretezza in decisioni fondamentali, in particolare quelle che toccano la salute pubblica.