Era la mattina del 26 maggio 1997, un giorno tragico che ha marchiato indelebilmente la memoria di Nicoletta Romanoff. Da pochi giorni aveva compiuto 18 anni e viveva in una famiglia apparentemente perfetta, con genitori giovani e affascinanti, e tutti e quattro i suoi nonni presenti. La felicità di quel quadro familiare si infranse quando suo fratello, Enzo Manfredi, di appena 21 anni, decise di togliersi la vita.
L’impatto di quella perdita su Nicoletta fu devastante, come racconta per la prima volta rispondendo alle domande del Corriere. Nelle pagine del suo libro “Come il tralcio alla vite. La sfida di rimanere in cammino con Dio” edito da Rizzoli, si apre su quel dolore lacerante che lasciò una parte di lei spezzata. Per molto tempo Nicoletta si è sentita divisa in due, come se Enzo avesse portato via con sé una parte della sua anima, rendendole necessario coltivare un frammento del fratello per sostenere i genitori.
Nicoletta e Enzo condividevano un legame straordinariamente profondo. I litigi si risolvevano con lunghe lettere infilate sotto la porta, lettere che Nicoletta conserva ancora con cura. Il loro rapporto è testimoniato anche da episodi vissuti insieme, come un viaggio in Africa, dove un enorme ragno punse Nicoletta sulla palpebra mentre dormivano nello stesso letto. Intelligente e protettivo, Enzo si prese cura di lei senza allarmare i genitori, trovando un dentista italiano nello stesso albergo per aiutarla.
Nonostante il dolore, Nicoletta trovò conforto e un nuovo equilibrio nella fede, considerata un elemento indispensabile della sua vita, quasi come nutrirsi o fare sport. Paragonandola a un’amicizia quotidiana con Dio, vi confidava i suoi turbamenti, trovando pace spirituale e forza per affrontare le sfide.
Durante quel periodo difficile, Nicoletta divenne madre giovane, avendo il suo primo figlio a 19 anni e il secondo a 21. Questa esperienza le diede nuova speranza e la riportò a vivere pienamente, nonostante le tragedie attraversate.
Il suo avvicinamento al cinema avvenne quasi per caso. Dopo un inizio deludente nel mondo della moda a Parigi, dove venne scartata per non essere sufficientemente alta e magra, si affacciò al mondo della recitazione. Presentandosi a un provino di Gabriele Muccino per “Ricordati di me”, tra 600 aspiranti, ottenne la parte. Sebbene tesa, riuscì a gestire la pressione sul set, lavorando con attrici del calibro di Laura Morante e Monica Bellucci.
L’esperienza cinematografica, arricchita da registi come Carlo Verdone, segnò il suo percorso professionale, anche se le rinunce fatte per i suoi figli restano il fulcro della sua esistenza. Oggi vive una vita consapevole delle sue scelte, mantenendo ottimi rapporti con il padre di uno dei suoi figli, Giorgio Pasotti, con il quale continua a crescere la figlia nata dalla loro relazione.
Attraverso le sue esperienze e ricordi, Nicoletta Romanoff si mostra come una donna che ha saputo affrontare con coraggio le avversità, trovando conforto nella fede, nella maternità e nell’arte, sempre con uno sguardo rivolto al futuro e alla crescita personale.