I registi europei si trovano sul punto di diventare il prossimo bersaglio nella guerra commerciale innescata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Domenica, Trump ha annunciato l’intenzione di applicare una “tariffa” del 100% sui film realizzati oltre oceano. Questa decisione segue una serie di interventi da parte di vari governi che hanno attirato le produzioni cinematografiche con allettanti sgravi fiscali e manodopera a minor costo.

Trump, utilizzando il suo profilo su Truth Social, ha lanciato un messaggio chiaro: “VOGLIAMO CHE I FILM SIANO REALIZZATI IN AMERICA, ANCORA UNA VOLTA!” Ha evidenziato di aver incaricato il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti e il Rappresentante Commerciale di contrastare quella che considera una “minaccia alla sicurezza nazionale” e una forma di “propaganda”. Tuttavia, la modalità operativa di questa tariffa resta ancora un mistero, così come il suo obiettivo specifico. Un funzionario della Casa Bianca, mantenutosi anonimo, ha accennato a una possibile manovra sui diritti cinematografici, sottolineando che si stanno ancora esplorando le varie opzioni.

Nel contesto statunitense, gli esperti sono pronti a ricordare come, grazie all’Emendamento Berman del 1988, i film siano esentati da simili tariffe. Oltreoceano, invece, il clima è di incertezza e stupore. Pascal Rogard, alla guida della SACD, società degli autori francese, ha dichiarato che la possibilità che il settore cinematografico di trasformi in un teatro di scontro commerciale è ormai concreta. A suo parere, questa mossa contravviene agli accordi internazionali vigenti.

La definizione di una produzione “straniera” è tuttora vagamente delineata e soggetta a dibattito, ma secondo un insider dell’industria cinematografica francese il gesto politico era, in parte, prevedibile. L’incertezza circa le intenzioni di Trump ha generato una corsa alla comprensione delle implicazioni di tale iniziativa.

Alcuni critici temono il possibile impatto negativo sull’industria. Nela Riehl, esponente dei Verdi al Parlamento tedesco, vede questa mossa come dannosa per il tessuto socio-culturale medio. Attraverso un approccio protezionista, si rischia solo di incoraggiare azioni di rappresaglia da parte di altre regioni, come già osservato in passato con la Cina. Anche Laurence Farreng, esponente del partito di Macron al Parlamento europeo, ha sottolineato che tali misure potrebbero, in ultima analisi, ritorcersi contro l’industria americana stessa.

A maggio, una delegazione del comitato culturale del Parlamento europeo è prevista a Los Angeles per colloqui con i produttori cinematografici statunitensi. Trump giustifica la tariffa con l’obiettivo di evitare una “morte molto rapida” di Hollywood, che ha registrato un drammatico calo nelle giornate di riprese. Infatti, si è passati da 3.901 giorni nel 2017 a 2.403 nel 2024, evidenziando un ruolo in calo nel panorama mondiale.

Precedentemente, un memorandum di Trump a febbraio aveva espresso critiche alle regolamentazioni sui media dell’UE che obbligano le piattaforme streaming americane a finanziare produzioni locali, come stabilito dalla direttiva sui servizi mediatici audiovisivi. Qualunque forma prenderà, la nuova tariffa potrebbe diventare una pedina in più nel complicato scenario commerciale tra Washington e Bruxelles.

Con l’avvicinarsi del Festival di Cannes, la questione è destinata a diventare centrale, con i cineasti francesi dell’ARP pronti a discuterne. Laurence Farreng ha sottolineato l’importanza del momento. “Sarò presente a Cannes e credo che questo argomento terrà occupati i produttori. Sarà interessante osservare se si potrà realmente escludere un mercato come quello europeo,” ha affermato, ipotizzando un possibile movimento simile a quello registrato in altri settori dell’economia americana. Tuttavia, come ha aggiunto Nela Riehl, al momento si tratta soltanto di un annuncio da parte di Trump, mentre l’UE prosegue i suoi sforzi per rafforzare la presenza e la visibilità del cinema europeo a livello globale, adottando una strategia orientata a “più Europa”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *