Le autorità europee responsabili della protezione dei dati hanno preso una posizione decisa nei confronti delle leggi sulla sorveglianza di Pechino, un passo che potrebbe minacciare i trasferimenti di dati tra Europa e Cina a tutela dei cittadini dell’Unione Europea. In un’azione senza precedenti, l’ente regolatore per la privacy in Irlanda ha sanzionato TikTok con una multa significativa di 530 milioni di euro. La violazione risiede nell’invio non autorizzato di dati verso la Cina, senza garanzie sufficienti contro eventuali accessi da parte delle autorità governative cinesi.

Questa decisione rappresenta un momento decisivo nei rapporti tra l’UE e la Cina, visibile nell’ambito delle normative europee riguardanti la privacy dei dati. Si prefigura quindi un passo importante con potenziali ripercussioni su tutte le società che trasferiscono informazioni personali dalla regione europea verso il territorio cinese.

Secondo il direttore della ricerca dell’International Association of Privacy Professionals, Joe Jones, tale determinazione di limitare i flussi di dati verso la Cina sancisce una stretta significativa. Tradizionalmente, il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) si era concentrato soprattutto sulle compagnie tecnologiche statunitensi, in un contesto di continua tensione tra Europa e USA sui meccanismi legali che regolano la trasmissione dei dati transatlantici. Tuttavia, con l’aumento della presenza e della popolarità delle grandi aziende cinesi in Europa, l’attenzione si è ora spostata sulla sorveglianza cinese e sulle sue pratiche.

La sanzione inflitta all’azienda cinese di social media rappresenta la terza più onerosa in materia di violazione delle normative europee sulla protezione dei dati, evidenziando come le direttive legali cinesi risultino fondamentalmente in contrasto con i principi europei in tema di privacy. A TikTok è stato concesso un periodo di sei mesi per regolarizzare i trasferimenti di dati in conformità con il GDPR, oppure interrompere del tutto tali trasferimenti dall’UE alla Cina. La società ha annunciato l’intenzione di opporsi formalmente a questa decisione, un passo che inevitabilmente ritarderà l’attuazione dell’ultimatum previsto.

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