Oggi vi presentiamo una toccante intervista a Dorina, una donna che ha attraversato molte sfide e trasformazioni nella sua vita privata, tra grandi cambiamenti, dolore e rinascita. Con grande sincerità, Dorina ci apre le porte del suo mondo interiore.
Dorina, quando hai deciso di lasciare Roma, cosa ti ha spinto a voltare pagina?
Federico, buongiorno.
Quando ho deciso di sposarmi, nel 1998, ho contestualmente scelto di lasciare il centro Great Lengths in via della Vite per seguire mio marito a Brescia, dove era stato trasferito da Caserta all’aeroporto di Ghedi, essendo un armiere.
Per almeno cinque anni mi sono divisa tra Brescia e Roma: trascorrevo quindici giorni a Brescia, dove collaboravo con una ragazza del posto, Raffaella, del salone Tagliati per il Successo. Qui facevo confluire anche la mia clientela di Milano, tra cui la bellissima Simona Tagli, e seguivo a Piacenza i corsi di extension per parrucchieri, per conto di un’importante ditta con cui collaboravo sempre tramite Great Lengths.Trascorrevo poi quindici giorni a Roma per occuparmi delle clienti più affezionate.
Purtroppo, nel 2001 mia madre si ammalò e tutto cambiò. Sentii fortemente il bisogno di rientrare a Vasanello per starle vicino e seguirla. Dopo la sua prematura scomparsa, desideravo rimanere accanto alla mia famiglia d’origine.
A quel punto, grazie all’aiuto di una mia amica, Laura Fadda, e di una sua conoscenza, riuscii a far trasferire anche mio marito e così rientrammo definitivamente al paese.
Come ti sei sentita una volta arrivata a Brescia? Cosa rappresenta per te quel periodo?
Mi sono sentita libera.
Per la prima volta dopo venticinque anni potevo scegliere da sola cosa fare della mia giornata: come gestire la casa e decidere, in completa autonomia, come trascorrere il mio tempo.
Dal punto di vista lavorativo lo avevo già sperimentato, ma privatamente era la mia prima vera esperienza di totale indipendenza.Brescia rappresenta probabilmente il periodo più bello della mia vita e anche del mio rapporto matrimoniale. In quel periodo sembrava che facessimo davvero squadra, cosa che purtroppo è venuta meno dopo il trasferimento, quando tutti hanno iniziato nuovamente a intromettersi nella nostra relazione.
Lo ricordo come un momento particolarmente felice e condiviso: i nostri amici e parenti ci venivano spesso a trovare e passavamo molti fine settimana in compagnia.
Desenzano e tutte le località sul lago di Garda erano le mete più gettonate: sembrava di vivere una vacanza prolungata.Mi sono trovata benissimo anche con la gente del posto, un po’ meno con il clima, che era sempre molto umido durante l’estate e piuttosto nebbioso e piovoso in inverno.
Simona Tagli ha avuto un ruolo importante in quella fase della tua vita: che tipo di rapporto avevate?
Simona Tagli l’avevo conosciuta alla Great Lengths e siamo rimaste in contatto per molti anni.
Dopo aver lasciato il centro, ci vedevamo spesso: a Roma, a casa sua, oppure a Cortina d’Ampezzo.
Ricordo bene la prima volta che andai da lei: c’era anche il suo compagno, Antonio Zechila, che mi accolse in mutande. 😄 Per questo motivo, quando partecipò all’Isola dei Famosi e si guadagnò il soprannome “Er Mutanda”, per me non fu certo una sorpresa!Lei aveva i genitori a Milano e, quando andava a trovarli, ci incontravamo a Brescia.
Avevamo un rapporto molto confidenziale e la ricordo come una persona elegante, umile e al tempo stesso molto carina.
La perdita di tua madre ha sicuramente segnato un prima e un dopo: quali ricordi porti con te di lei?
La perdita di mia madre mi ha profondamente segnata e mi ha lasciato un vuoto incolmabile.
Era sì autoritaria e severa, ma anche presente, generosa e instancabile. Era la mia stella polare.Perderla è stato destabilizzante: l’esperienza più dolorosa della mia vita.
Mi sono sentita persa, triste e confusa. Ho cercato rifugio nei ricordi delle esperienze vissute insieme e nelle lezioni di vita che mi ha trasmesso, che ancora oggi rappresentano per me una guida essenziale.Ho molto del suo temperamento: sono una guerriera e, come lei, una donna estremamente leale.
Diventare madre ha cambiato molte cose per te: com’è stato vivere quella trasformazione?
Diventare mamma è stata un’esperienza unica.
La gravidanza è una vera avventura, un viaggio fatto di mille sensazioni ed emozioni. Ti ritrovi catapultata in un mondo sconosciuto, ma che hai sempre desiderato vivere.Il corpo cambia, gli occhi diventano inspiegabilmente più luminosi. Gioisci per ogni suo primo movimento, ma allo stesso tempo affronti gonfiori, nausee, stanchezza e mille sbalzi d’umore.
Nonostante tutto, ho continuato a lavorare fino alla fine della gravidanza, anche se con ritmi più lenti, poiché mi affaticavo molto più facilmente.
Qual è stato il momento in cui hai capito di dover affrontare la separazione?
La nascita di Davide, seppur voluta e desiderata, cambiò inevitabilmente il nostro equilibrio di coppia.
Da coppia eravamo diventati famiglia, e le prime discussioni iniziarono quando ognuno di noi cercava di riproporre le tradizioni del proprio nucleo familiare di origine.Il mio bagaglio, naturalmente, veniva considerato del tutto inappropriato perché “diverso”.
Il senso di inadeguatezza mi ha accompagnata a lungo: non mi sentivo mai abbastanza, sempre troppo diversa. Così diversa da sembrare sbagliata, come figlia, compagna, moglie e, infine, come madre.Ricordo che andai in analisi quando Davide aveva appena un anno. Volevo capire se essere diversa significasse davvero essere sbagliata.
Fu allora che compresi che “diversa” è semplicemente un altro modo di essere.Da quel momento il nostro rapporto si trasformò in una sfida continua: lui cercava di cambiarmi, io di affermarmi.
Divenne una competizione estenuante, senza vincitori né vinti. Solo sconfitti. 😞
Ti va di raccontarci come è avvenuta la separazione e cosa ti ha lasciato dentro?
Eravamo troppo giovani, impreparati e senza esperienza.
L’unico vero momento di complicità e condivisione in coppia è stato il periodo trascorso a Brescia, forse perché lì eravamo quasi obbligati a contare l’uno sull’altro.Una volta tornati a Vasanello, sentivo di dover dimostrare a tutti — a lui in primis, alla sua famiglia e alla gente del posto — di essere all’altezza delle aspettative.
Ovviamente, ero troppo diversa per esserlo.Già da fidanzati subivo continui confronti con le fidanzate dei nostri amici, considerate da tutti il modello ideale di comportamento. Loro sì che “si comportavano a dovere”! Io, invece, uscivo quando lui non c’era. Viveva a Brescia e solo dopo il matrimonio lo raggiunsi.
Durante quel periodo di lontananza, non accettava le mie uscite con il gruppo storico, che tra l’altro era anche il suo. A suo avviso, ero troppo ribelle. Mi sentivo come una cavalla indomabile.
Mi ripeteva continuamente: “A te le regole non sono mai piaciute!”.Anche mia madre aveva usato quella stessa dinamica educativa, e così gli rispondevo:
“Mia madre mi imponeva norme, a volte troppo rigide e severe, ma erano le sue. Lo faceva per educarmi, per fortificarmi. E tu? Per mania di controllo?”.
Mi sentivo come una sua sottoposta.Ovviamente, come moglie risultai un disastro.
Volevo mantenere il mio lavoro a Roma e iniziarono così i primi dissapori. Dividersi tra Brescia e Roma non era una scelta facilmente accettabile per lui.Come madre, poi, fu un’apocalisse.
Ero considerata troppo inappropriata e disinteressata. Avevo deciso di continuare a lavorare a tempo pieno, ma secondo la mentalità dominante, le mamme migliori sono quelle completamente dedicate alla famiglia e al figlio. Io, quindi, ero vista come un completo fallimento.Inoltre, avevo un hobby, il Burraco. Uscire la sera in compagnia e rientrare all’una sembrava poco dignitoso. A quell’ora, a detta sua, giravano solo “le poco di buono”… e io ovviamente venivo inclusa in quella categoria. 🙄
Mi sentivo inadatta. Avevo bisogno della sua approvazione, ma non ero disposta a barattare la mia dignità. Per questo decisi di andare in analisi.
Fu un percorso che mi fortificò e mi portò a capire che essere diversi non significa essere sbagliati.Mi concentrai su me stessa, cercando di mantenere intatta la mia autostima.
Eppure il paragone con gli altri avveniva puntualmente. Scleravo.Mi sentivo dominata, controllata e manipolata vivevo spesso addosso il senso di colpa. Quando non otteneva ciò che voleva, arrivava allo scarto, facendomi sperimentare l’abbandono. Bastava compiere un gesto non condiviso per essere messa da parte.
Proprio per questo voglio pubblicare un messaggio che inviai a quella persona, divenuta il prototipo da seguire: la “mamma dell’anno”.
Hai menzionato un messaggio che vuoi condividere pubblicamente: cosa rappresenta per te quel gesto?
Sì, esattamente. Mandai un messaggio, un messaggio che ho intenzione di condividere perché lo ritengo un esempio chiaro di quanto non potessi permettermi nemmeno di esprimere un pensiero, se questo non era condiviso e soprattutto approvato.
Il messaggio diceva:
“Pensavo, sbagliando, che avresti chiesto spiegazioni sul mio atteggiamento distaccato, ma non è accaduto. Ora è chiaro che non ti interessa chiarire. Ti chiedo soltanto di rispettare i tuoi limiti e di non prendere confidenze che non ti spettano.
Durante la comunione ho notato il vostro atteggiamento confidenziale e frasi inopportune, che ho trovato poco rispettose. Ancora più gravi sono stati i tuoi commenti su di me — “pitbull” e “comandante” — e la pretesa di controllare chi potesse fare cosa e con chi.
Questi comportamenti hanno superato ogni limite. Non devono più ripetersi e non ci sarà un ritorno indietro.”
In seguito a quel messaggio, lui se ne andò di casa.
Mi lasciò una comunicazione scritta, in cui esprimeva tutto il suo disappunto e indicava una lunga lista di regole a cui avrei dovuto attenermi per il resto della mia vita.Quel gesto, ovviamente, a mio avviso rappresentava una punizione.
Ero stata insolente e maleducata per aver commesso l’imperdonabile: esprimere il mio pensiero.Mi sentii come una bambina di sei anni messa in castigo dal padre, perché la sua azione era stata considerata troppo esagerata. Non ci fu dialogo, né confronto.
Fu in quel momento che vidi tutto in modo nitido: un uomo che si comporta così non ti stima.
E senza stima, in un rapporto, mancano le fondamenta.
Guardando indietro, c’è un momento della tua vita che riscriveresti o che oggi vedi sotto una nuova luce?
Guardando indietro, non mi farei più condizionare nelle decisioni importanti della mia vita.
Avevo un enorme bisogno di una convalida esterna: prima da mia madre, poi da mio marito.Forse, se potessi tornare indietro con la consapevolezza e l’esperienza di oggi, avrei accettato l’offerta che mi fece Davide Gold di andare a lavorare a Hollywood.
Forse oggi vivrei in California, parlerei inglese e pettinerei le star di Hollywood.Ma non si può tornare indietro. Il tempo scorre in una sola direzione.
Dopo tutto ciò che hai vissuto, chi è oggi Dorina nella sua dimensione più autentica?
Ma se non avessi fatto ciò che ho fatto, oggi non avrei avuto Davide. ♥
Oggi sono una donna più saggia e una madre attenta a non ferire.Voglio concludere omaggiando mio figlio con questa dedica:
A te ❤
Quando crescerai, quando diventerai grande, quando la vita mi allontanerà da te e non potrò più prendermi cura di te ascolta quello che ti dirò:
Se ti piace una camicia te la metti e se ti piace un pantalone, te lo metti.
Se vuoi tagliarti i capelli, te li tagli e se ti piace la barba te la fai.
Se ti piace una canzone la ascolti e se ti piace ballare, la balli.
Che nessuno venga mai a dirti come vivere la tua vita.
Se potessi darti tre cose, sarebbero:
La capacità di amarti e avere una buona autostima.
La forza di inseguire i tuoi sogni.
La capacità di capire che per essere felice devi solo approvare te stesso.
Non voglio affatto che tu mi assomigli, nemmeno in una ciglia.
Non sei la continuazione, né il mio modo di essere.
Non sei la mia appendice, sei molto di più… Sei unico e indispensabile.
Non sarai quello che non ho mai potuto essere, né ti getterò lungo i sentieri che avrei voluto percorrere.
Sii tutto quello che vuoi essere, finché ti rende felice:
Vendi gelati, illusioni, compra nuvole, insegui la vita e non seguire gli altri, non credere a quello che ti dicono, fallo solo se ti va.
Ringraziamo Dorina per aver condiviso con noi questo viaggio così intenso e personale. La sua storia è un invito a credere nella propria forza interiore e a vivere la vita con autenticità e coraggio.